Migranti – Se i diritti giacciono nell’inerzia

La mancata acquisizione anagrafica della residenza

La condizione colpisce circa 200.00 italiani e 300.000 stranieri (migranti) che subiscono uno stato di incertezza in quanto privati di diritti fondamentali, si trovano davanti a problemi enormi non sempre risolvibili. Non hanno diritto al Sistema sanitario nazionale: per loro non ci sono il medico e le cure di base, il ricovero ospedaliero, l’accesso ai vaccini, l’assistenza sociale; subiscono la difficoltà ad accedere ai sussidi (come i buoni spesa Covid), la mancata mensa scolastica e i bonus libri per i figli in età scolare. Se italiani non votano; se migranti non possono rinnovare il permesso di soggiorno.

L’art. 43 del nostro Codice civile dichiara che «la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale». Si tratta di una definizione molto chiara e semplice. Secondo il testo citato non può essere di ostacolo alla iscrizione anagrafica la natura dell’alloggio, vale a dire un fabbricato privo di licenza abitativa, presenza o meno del contratto di proprietà o di locazione. Di fatto le associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei senza dimora e dei migranti denunciano che, illegittimamente, molte volte non sono ritenuti idonei alla registrazione anagrafica appartamenti o stanze in affitto non registrate, alloggi con molte persone, baracche e roulotte.

Il legislatore negli anni ha escluso dall’anagrafe specifici gruppi sociali: i Decreti Sicurezza del primo Governo Conte hanno escluso i “richiedenti asilo” e prima ancora l’art. 5 del “Piano Casa” del 2014 fu emanato per contrastare le occupazioni abusive.

Di fatto sono le persone più fragili presenti nel territorio che subiscono la discriminazione invisibile della non iscrizione all’anagrafe con la relativa mancata residenza. Come si genera questa condizione?

Conoscendo la farraginosità della nostra burocrazia la mancata iscrizione è dovuta a sbagli di trascrizione dei dati personali, alla errata richiesta di documenti, pesa anche la discrezionalità del personale degli uffici. Per le persone migranti la situazione è ancora più grave: molti uffici non registrano le dichiarazioni di residenza presentate dai cittadini stranieri con il permesso di soggiorno in fase di rinnovo, conversione o rilascio; una procedura illegittima molto diffusa. Davanti a certi casi viene da pensare ad una voluta discriminazione come se si volesse “far pagare” alla persona emigrata di essere venuta in Italia

Dal punto di vista amministrativo solo chi è iscritto nei registri dell’anagrafe è visibile, fa parte della popolazione per la quale le Istituzioni pianificano le politiche e la spesa sociale. La situazione ha alimentato il fenomeno della così detta “residenza fittizia” che si ottiene pagando intermediari italiani o stranieri, oppure la si dichiara nel luogo dove non si vive.

La via legale non ti riconosce la residenza, la malavita è pronta e ti offre l’illegalità per ottenerla.  

Per fare un passo avanti e promuovere l’iscrizione anagrafica:

  • La formazione del personale che lavora negli uffici anagrafici, sulla normativa e sul dialogo interculturale.
  • I proprietari di alloggi superino la tendenza a locare senza contratto, con il vantaggio di eludere il fisco e di trovare sempre un poveraccio che paghi. Invece, il regolare contratto di affitto promuove il rispetto della legge, l’onestà apre alla fiducia, si gettano le basi per una convivenza nella quale l’altro ha un nome e una storia.

 

fr. Guido Ravaglia