La piccola Chiesa del Marocco nel suo approccio verso i migranti

Un’intervista a fr. Franco Drigo

Franco nel tuo parlare ho colto un passaggio: “La Chiesa in Marocco è costituita in minima parte da diplomatici, commercianti, religiosi, suore e frati. Negli ultimi anni è invece caratterizzata da persone migranti provenienti dall’Africa sub sahariana: alcuni arrivano come migranti con destinazione Europa (attraverso la Spagna) altri invece sono studenti con borse di studio, per le università marocchine… anche loro sognano di entrare in Europa”.

“Sì, il Marocco è un paese profondamente mussulmano e noi cristiani siamo una minuscola presenza (0,8% della popolazione) costituita soprattutto da stranieri. Quanti arrivano dall’Africa sub sahariana con il sogno di cambiare vita in Europa o con una borsa di studio per un corso universitario, qui in Marocco sono presenze di passaggio alle quali ne succederanno altre, ma nel frattempo devi prendere atto che ci sono. Molti di loro sono cristiani, riempiono le poche chiese e danno colore e voci nuove alle nostre assemblee e date le condizioni di incertezza in cui si trovano chiedono aiuto. Le molte chiese, che ricordano il periodo dei protettorati Francese e Spagnolo, sono state assorbite dall’impaginato urbano mussulmano.

Voi cristiani quale atteggiamento avete verso di loro?

Poiché è solo un paio di anni che mi trovo in nord Africa sto ancora osservando il mondo che mi ospita. Ti riferisco quanto ho visto e sentito. Ho contatti periodici con una comunità dei Missionari della Consolata che si trova ad Oujda, a nord-est della nostra Diocesi di Rabat (a 30 km dal confine con l’Algeria), ma a nord (nella diocesi di Rabat) ci sono diverse presenze di religiosi e religiose impegnate nell’assistenza ai migranti clandestini. Tra di loro ce ne sono alcuni provenienti dall’Europa o dalle Americhe, altri invece provengono dagli stessi paesi dei migranti. L’approccio degli uni e degli altri è molto diverso. Se gli europei e americani tendono ad un intervento sullo stile caritativo che conosciamo o possiamo immaginare, quello che mi sorprende sempre tanto è l’approccio di suore, preti e volontari sub sahariani con la loro gente: il linguaggio di queste suore e preti, che rispondono ai giovani arrivati con il sogno dell’Europa è davvero forte e sorprendentemente severo. Ecco il loro approccio: “Che soluzione cercate con la fuga da casa? Non vi rendete conto che volete evadere dal vostro paese e impoverirlo? La vostra famiglia ha raccolto denaro per permettervi il viaggio, voi lo butterete consegnandolo ai trafficanti di uomini che sono senza scrupoli. In mano loro non sarete più uomini, ma merce di scambio!”.

Le migrazioni costituiscono la storia dell’umanità, non possiamo negarlo. Le brevi descrizioni che ho fatto contengono l’invito ad assumere la responsabilità di dare risposte, possibilmente insieme. Solo in questo modo troveremo le soluzioni che oggi non vediamo ancora.

                                                                                                                                      fr. Guido Ravaglia