Una vita per la vita…

È stata sepolta in terra boliviana, nella “sua” Mizque, dove per quasi sessant’anni ha fatto l’ostetrica, aiutando migliaia di donne a partorire.

Si può davvero dire che quella di Maria Zanoni è stata “una vita per la vita”: far nascere in sicurezza i bambini dei tanti villaggi di quell’altipiano che a partire dagli Anni Sessanta ha conosciuto tanti missionari trentini. La Prelatura di Aquile, infatti, di cui Mizque fa parte, era stata affidata proprio ai frati francescani trentini. 

Maria Zanoni aveva 95 anni ed è morta il 27 dicembre scorso. Era originaria di Varone di Riva e dopo aver fatto l’ostetrica in età giovanile in numerose città italiane, nel 1965 decise di trasferirsi in Bolivia e mettersi al servizio delle missioni francescane proprio nella zona di Aquile dove era vescovo il trentino monsignor Giacinto Eccher. 

L’ultima volta che fece ritorno in Italia fu nel 2014. A Varone di Riva ci fu l’incontro con il fratello e i tanti nipoti che lunedì sera si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale dell’Annunciazione di Maria per una messa di suffragio. Un legame molto forte, quello con la famiglia di origine, rafforzato dal fatto che anche una nipote, Nadia Zanoni, opera come missionaria proprio in Bolivia da quasi 25 anni. 

La sua figura di Maria Zanoni in questi giorni è stata ricordata anche con testimonianze che arrivano da Mizque, da quella piccola comunità trentina che è composta da Nadia e da altri due missionari, fra Dario Bona e Valerio Weiss. “La parola che più è stata usata in questi giorni – raccontano – è “cariño”, che vuol dire affetto. Affetto per tutte le persone incontrate in più di cinquant’anni nel suo lavoro delicato ed estremamente professionale. Affetto delle persone nei suoi confronti durante questo lungo periodo di servizio”. 

Di carattere franco, a volte apparentemente severo, però sempre finalizzato – ricordano – al bene della persona che incontrava: seminatrice di affetto, e di speranza. Speranza nella vita, con tutti i bambini e bambine aiutati a nascere e con le loro mamme.                                                                                                                                            Circa duemila parti portati a termine senza nessun caso di morte di mamme o bambini (caso assai raro nei paesi del Sud del mondo) e le tante persone, con patologie che non era possibile curare a Mizque, inviate ad amici medici specialisti in città, a sue spese, grazie anche agli aiuti arrivati dall’Italia da amici, familiari e conoscenti. Un circuito d’affetto sempre aperto a nuove esperienze e nuove persone”.  

Donna di grande generosità, di enorme esperienza, ma soprattutto di grande fede. Le ore trascorse in chiesa in adorazione del Santissimo. E nelle ultime settimane, l’adorazione nel silenzio della sua abitazione dopo che fra Dario aveva celebrato la messa.   

“Fino agli anni ’80 – ricordato ancora i tre missionari trentini – a Mizque non c’erano ponti per attraversare i torrenti che la circondano e durante il periodo delle piogge era impossibile muoversi con i camion o i fuoristrada. Maria partiva a piedi facendosi accompagnare dai familiari delle mamme che l’aspettavano in casa. Ore di camminata e poi anche se stanca, metteva tutta la sua energia nel compiere il servizio al quale era stata chiamata: far nascere una nuova vita salvaguardando la vita della mamma”.   

“Purtroppo, in quell’epoca il servizio sanitario pubblico era estremamente precario e limitato. Nel dispensario pubblico avrebbe dovuto essere sempre presente un medico, ma succedeva raramente. Maria era una presenza continua e perseverante e il Ministero della Salute, riconoscendo il suo prezioso servizio, stabilì che il suo dispensario operasse anche come punto di riferimento nella segnalazione e trattamento della malaria”.

“Nell’anno 1994 si costituì a Mizque un servizio sanitario pubblico efficiente per mezzo della ONG spagnola “Medicos Sin Fronteras”. I medici spagnoli misero in dubbio l’idoneità di Maria per prescrivere e somministrare medicine, ma dovettero ricredersi poiché l’intervennero dei medici amici di Cochabamba garantì la sua professionalità e capacità. Il Sindaco con tutto il Consiglio Comunale promulgò un atto di riconoscimento e fiducia per il suo prezioso lavoro”.  

L’arrivo della Pandemia rese anche in Bolivia tutto più difficile. E Maria Zanoni, anche a causa dell’età avanzata, dovette rinunciare ad uscir di casa. Ma anche in questo periodo, è stata oggetto di grande attenzione e affetto da parte di tutta la comunità di Mizque.  

Quando si è diffusa la notizia della sua partenza per il cielo – ricordano Nadia Zanoni, fr Dario Bona e Valerio Weiss – tutto il paese ha fatto sentire la sua vicinanza. Una famiglia ha regalato la bara, la Parrocchia ha messo a disposizione il loculo, la gente del posto ha portato moltissimi fiori. Un’interminabile fila di persone ha salutato Maria nel salone della veglia funebre, nella Messa e nell’accompagnamento al cimitero. Moltissime dimostrazioni di affetto. Riposa in pace, cara Maria”.  

 

                                                                                                                                              Fiorella Weiss