Un passo alla volta

Carissimi, il Signore vi dia Pace.

Sono nato a Coredo, un paese della soleggiata Predaia in Val di Non, in Trentino. Un paese dove respirai fin da piccolo la passione per la missione di molti religiosi locali e di tutta la parrocchia che si industriava in mille maniere per aiutarli. Attualmente sono missionario in Burundi, un piccolo stato al centro dell’Africa e che casualmente ha la forma di un cuore. Si trova tra il Congo RDC (a ovest), il Rwanda (a nord) e la Tanzania (a est e a sud). Purtroppo, è un paese tristemente noto per la guerra tra etnie, come il vicino Rwanda, e per essere tra i più poveri del mondo, con il 75% della popolazione considerata sotto la soglia di povertà (secondo il Fondo Monetario Internazionale).

Oggi la situazione economica del paese continua a peggiorare. Un elemento tra i più problematici è attualmente la difficoltà di approvvigionamento di carburante, che fa sì che i prezzi di tutti i prodotti, sempre più difficili da reperire, continuino a salire. La gente delle zone rurali si arrangia in qualche maniera grazie ad un’agricoltura di sussistenza, ma in generale è sempre più povera. La missione francescana di Kayongozi in Burundi è situata in una zona rurale della provincia di Ruyigi, nel comune di Bweru. Già dall’inizio della sua fondazione, la missione si è orientata, oltre all’attività di pastorale parrocchiale, all’ attenzione verso gli ultimi. In un primo tempo ci si è rivolti principalmente alla cura dei lebbrosi, ma con la progressiva diminuzione dei casi di lebbra nel paese, l’assistenza si è dedicata sempre più ad altre categorie di poveri come gli anziani, i disabili, i bambini orfani e malnutriti, le famiglie povere sulle colline, gli studenti e la popolazione dei batwa (pigmei).

Il Villaggio “Maison Saint-François d’Assise” attualmente accoglie circa 150 persone. In questi ultimi anni sono stati realizzati un piccolo ospedale ed una scuola primaria. Nel far funzionare questa opera, offriamo lavoro a circa 130 persone, con la garanzia di un salario dignitoso e soprattutto in regola: operai, personale per l’assistenza degli ospiti, personale sanitario, etc. Il servizio che il nostro centro offre alla popolazione risulta essere molto apprezzato e questo è testimoniato dal fatto che vengono da noi anche persone delle province vicine. Io sono presente in questa missione dal febbraio del 2021. All’inizio mi sono occupato solo del settore autofinanziamento, o meglio auto sostentamento. Esso è infatti circoscritto alla realtà agricola, che con la coltivazione e l’allevamento cerca di soddisfare una parte dei bisogni alimentari del Villaggio. È una realtà che ha dovuto essere re-inventata, ma che ora mi sta dando delle soddisfazioni. Da quest’anno sono anche il responsabile per l’ospedale. È un ambito per me totalmente nuovo, tuttavia quello che mi è richiesto credo sia più che altro una funzione di ascolto, di motivazione e di supervisione. Credo molto al dialogo con le persone che collaborano con noi, mentre ritengo sbagliato imporre le nostre idee. C’è dunque bisogno di un ascolto reciproco. Un ascolto che va guadagnato con l’ascolto stesso. Un ascolto interessato, senza giudizio o senso di superiorità (nonostante le lacune culturali e scientifiche che possono esserci).

Anzitutto noi dobbiamo comprendere dalle persone del posto il loro modo di agire e cercare di capirne le motivazioni. Poi da questo si può cogliere su quali aspetti si può camminare insieme per migliorare. Un passo alla volta. Due possono essere già troppi. Uno. Poi, fatto questo, un altro. Con il settore agricolo questo atteggiamento ha funzionato, e credo che funzionerà anche con il personale dell’ospedale.

                                                                                                                                            A presto                                                                                                                                                        fr. Ivan Dalpiaz