Testimone d’Amore, martire per Carità
L’esperienza missionaria dei primi frati francescani, che nel cuore del Medioevo osarono varcare i confini dell’Europa e della cristianità, si fondava su una visione evangelica radicale: annunciare Cristo non con la forza, ma con la mitezza, la povertà e la pace. Una visione incarnata in modo esemplare da San Francesco d’Assisi nel celebre incontro con il Sultano Malik al-Kamil a Damietta, durante la quinta crociata.
Quell’episodio – ben lontano dalla logica dello scontro di civiltà – segnò profondamente il pensiero e la spiritualità francescana, tanto da essere richiamato espressamente nella Regola bollata, là dove si indica ai frati come comportarsi tra i non cristiani: vivere tra loro “sottomessi a ogni umana creatura per amore di Dio” (1Pt 2,13), con la sola forza del Vangelo.
Angelo Redaelli nasce a Tradate il 19 maggio 1965, viene ordinato sacerdote nel 1995. Matura la scelta di partire missionario per il Congo Brazzaville nel 2003. Religioso di grande semplicità ha fatto dell’evangelizzazione e della promozione umana i pilastri della sua azione missionaria.
Nel 2003, fr. Angelo Redaelli, giovane sacerdote e religioso francescano, intraprendeva un viaggio che avrebbe segnato profondamente non solo la sua vita, ma anche quella di tanti altri. La sua chiamata missionaria lo porta in Congo Brazzaville, dove inizia la sua prima esperienza come missionario in un contesto difficile e segnato dalla povertà. Fr. Angelo non era solo un evangelizzatore; il suo impegno si estendeva a tutti gli aspetti della vita umana: dall’educazione dei bambini di strada alla promozione della dignità umana, attraverso gesti concreti di vicinanza e carità.
Il 12 settembre 2005, la sua tragica morte non ha fermato il suo sogno…
Il 12 settembre 2005, la sua vita fu tragicamente interrotta in un episodio che divenne simbolo della sua missione di vita. Fr. Angelo stava viaggiando insieme ad alcune suore clarisse e frati locali su un fuoristrada, quando una bambina improvvisamente attraversò la strada. Nonostante la bassa velocità, fr. Angelo non riuscì a evitarla, e la piccola perse la vita.
Nel tentativo di soccorrerla, fr. Angelo fu aggredito dagli abitanti del villaggio, che lo uccisero brutalmente. La sua morte, avvenuta in modo violento e ingiusto, non fermò però il sogno di Fr. Angelo. Come sottolineò il Nunzio Apostolico, mons. Andrés Carrascosa Coso, durante l’omelia dei funerali, “è stato per amore che ha deciso di fermarsi e soccorrere la piccola, ed è stato per amore che ha donato la sua vita”.
Nonostante la tragica fine, l’eredità di Fr. Angelo continua a vivere, alimentata dal suo stesso spirito di servizio. La sua famiglia, profondamente addolorata per la sua morte, ha deciso di mantenere vivo il progetto che lui aveva avviato. In collaborazione con i frati della provincia di Milano, si sono moltiplicati gli sforzi per raccogliere fondi e continuare l’opera di accoglienza e educazione per i ragazzi di strada.
Nel quartiere Makabandilou, nell’estrema periferia nord della capitale, è nato un nuovo centro di accoglienza stabile per bambini e ragazzi abbandonati, intitolato alla memoria di Fr. Angelo. Il centro, che ha trovato una nuova casa su un terreno che è stato acquistato e ristrutturato, è diventato un simbolo della speranza e della resilienza, un luogo dove il suo sogno continua a realizzarsi ogni giorno, anche oggi.